VILLA SANTO STEFANO

Territorio

Il territorio di Villa Santo Stefano è in prevalenza collinare: si estende dalla cima di Monte Siserno (791 m.s.l.m,) fino alle rive del fiume Amaseno (49 m s.l.m.).

Storia

Il mito fondativo di Villa Santo Stefano racconta che il re volsco Metabo, padre della principessa guerriera Camilla, era solito cacciare in questo territorio, ed a memoria di questo è stata eretta un edificio ancora esistente, la Torre di re Metabo, situata all’ingresso del centro storico del paese.Le gesta del re volsco sono raccontate nell’Eneide di Virgilio, che inoltre cita il fiume Amaseno, collocando geograficamente la mitica vicenda all’interno del territorio santostefanese:

«Ecco un giorno assalito con la caccia / Dietro, fuggendo, a l’Amasèno arriva. / Per pioggia questo fiume era cresciuto, / E rapido spumando, infino al sommo / Se ne gía de le ripe ondoso e gonfio.»
(Eneide, Virgilio)

Secondo la verità storica, i primi insediamenti erano localizzati sulle rive del fiume Amaseno, e sono risalenti all’epoca romana. Sulla montagna alle spalle del paese sono stati riscontrati resti di epoca tardo-romana, appartenenti ad insediamenti rurali.

In seguito alle invasioni barbariche ed alle imprese saraceniche, la popolazione sparsa nelle campagne risalì le più sicure pendici del monte Siserno, dando vita a Castrum Sancti Stephanii. All’inizio del XIII secolo il territorio santostefanese è in mano alla famiglia De Ceccano, che fece erigere la fortificazione, il palazzo del Marchese e la torre dedicata a Metabo, per accogliere la popolazione al suo interno. Nel 1224, Giovanni I de Ceccano cede al figlio primogenito Landolfo II il castello di Santo Stefano insieme ad ArnaraPatrica e Pisterzo.

Il feudo verrà venduto nel 1425, ai signori Antonio, Prospero ed Odoardo Colonna. I Colonna saranno i baroni di Santo Stefano fino al 1816, anno in cui i detti signori rinunceranno a tutti i loro feudi a causa della soppressione dei feudi avvenuta con Napoleone, il territorio di Villa Santo Stefano passò allo Stato Pontificio. Con la formazione del Regno d’Italia, Santo Stefano è entrato a far parte della Sotto Prefettura di Frosinone e del Mandamento di Ceccano. Nel 1872 Santo Stefano cambiò denominazione in Villa Santo Stefano a causa delle numerose omonimie con altri comuni.

Con gli altri paesi del frusinate, anche Villa Santo Stefano ha vissuto il fenomeno del brigantaggio, conseguenza diretta della presenza napoleonica nel basso Lazio tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Villa Santo Stefano ha avuto sempre un’economia povera, basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, ed ha conosciuto la diaspora dell’emigrazione verso Stati UnitiCanada ed Argentina alla fine dell’Ottocento.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

  • Collegiata di Maria Assunta in Cielo (sec. XVIII)
  • Chiesa di San Sebastiano
  • Santuario della Madonna dello Spirito Santo

Architetture civili

  • Palazzo del Marchese (sec. XVIII)
  • Torre dell’Ospedale Vecchio
  • Acquasantiera con epigrafe dedicatoria (sec. XVI)
  • Palazzo Card. Iorio ex frantoio Colonna (sec. XVIII)
  • Torre medievale di Re Metabo e Galleria comunale Pomponio Palombo
  • Piazza del Mercato e lapide a ricordo del terremoto del 1654
  • Belvedere delle Ceneri (sec. XX)

Società

Abitanti censiti[3]

Tradizione e folclore

Festa di San Rocco: La Panarda

La festa patronale chiamata Panarda, dedicata al santo protettore San Rocco, risale circa all’anno 1601. Secondo l’usanza, la festa ha inizio la sera del 15 agosto: la statua lignea del santo viene portata in processione e traslata dalla chiesa di San Sebastiano alla chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, situata all’interno del centro storico. In piazza Umberto I, dopo la processione, i maestri di mensa aiutati da circa trenta inservienti (i “panardari”) accendono quaranta caldaie di rame in cui nella notte vengono cotti sette quintali di ceci. A mezzogiorno del 16 agosto, i ceci accompagnati dalle pagnottelle vengono benedetti per poi essere distribuiti alla popolazione. La caratteristica principale della tradizione sta nella modalità di distribuzione dei ceci: gli inservienti, vestiti in costume tradizionale verde ed amaranto a simboleggiare i colori del gonfalone comunale, a turno si presentano sul sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo con una brocca di coccio, ricevono dai maestri di mensa i ceci, il pane e l’indirizzo del destinatario della porzione di zuppa, si dirigono di corsa a piedi verso l’abitazione indicata.[4]

Cultura

Istruzione

  • Biblioteca Comunale di Villa Santo Stefano [2]

Musica

  • Banda musicale di Villa Santo Stefano [3]

Economia

Di seguito la tabella storica elaborata dall’Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero di addetti delle imprese locali attive (valori medi annui).[5]

201520142013
Numero imprese attive% Provinciale Imprese attive% Regionale Imprese attiveNumero addetti% Provinciale Addetti% Regionale AddettiNumero imprese attiveNumero addettiNumero imprese attiveNumero addetti
Villa Santo Stefano610,18%0,01%1280,12%0,01%6612364131
Frosinone33.6057,38%106.5786,92%34.015107.54635.081111.529
Lazio455.5911.539.359457.6861.510.459464.0941.525.471

Nel 2015 le 61 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,18% del totale provinciale (33.605 imprese attive), hanno occupato 128 addetti, lo 0,12% del dato provinciale; in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato due addetti (2,10).

Amministrazione

Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Frosinone, Villa Santo Stefano passò dalla provincia di Roma a quella di Frosinone.

Note

  1. ^ Dato Istat – Popolazione residente al 30 novembre 2019.
  2. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato AAgenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall’url originale il 1º gennaio 2017).
  3. ^ Statistiche I.Stat – ISTAT URL consultato in data 01-04-2019.
  4. ^ [1] Archiviato il 1º aprile 2019 in Internet Archive. Storia della Panarda santostefanese
  5. ^ Atlante Statistico dei comuni dell’Istat

Bibliografia

  • Edoardo Martinori, Lazio turrito : repertorio storico ed iconografico di torri, rocche, castelli e luoghi muniti della provincia di Roma, Roma, Tipografia Manunzio, 1933.

Voci correlate